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Il disturbo ossessivo-compulsivo o DOC è descrivibile concretamente con l”immmagine di una persona che è costretta da una fissazione fobica ad eseguire particolari ritualizzate azioni.La persona ha una percezione della realtà basata su una fobia che porta il paziente a reagire attraverso il pensiero, formule mentali o azioni compulsive, nel tentativo di ridurre le sue paure. Il disturbo è caratterizzato, infatti, da ossessioni, cioè pensieri ricorrenti, che possono riguardare il mantenere in un certo ordine gli oggetti, la contaminazione tramite la stretta di mano, la chiusura del gas o delle porte di casa o della macchina, la possibilità di fare del male a qualcuno o di poterlo uccidere, ecc…. I pensieri sono i più diversi ma in qualsiasi caso creano dubbi così grandi nella mente della persona che fanno si che si crei in essa uno stato di paura. La paura, a sua volta, porta il soggetto a creare dei veri e propri rituali di controllo, di carattere compulsivo con lo scopo di allentare la paura di perdere il controllo. Il controllo viene quindi mantenuto grazie alla messa in atto dei rituali che possono assumere forme assai bizzarre: controllare più volte il rubinetto del gas o di aver chiuso la porta o fare movimenti precisi o ripetere formule mentali… Anche qui possiamo trovare una varietà enorme nelle forme che può assumere il rituale. In ogni caso la persona non riesce a farne a meno anche se si rende conto che il rituale non ha senso, è irrazionale. Caratteristica distintiva del disturbo ossessivo-compulsivo è che la persona dopo un po’ non teme più la paura originaria, ma è l”impossibilità di cessare l”esecuzione dei rituali a spaventarla molto. I rituali possono manifestarsi sotto forma di azioni o di pensieri. Nel primo caso si possono distinguere vari tipi di rituale: quelli detti riparatori servono per riparare quello che si crede sia accaduto (possono essere di tipo numerabile, ovvero controllo di lavarmi le mani per 3 volte oppure a sensazione ovvero mi lavo le mani finché sono sicura che ho scampato il pericolo del contagio); quelli detti preventivi servono per prevenire qualcosa che si teme; quelli detti propiziatori, attuati con lo scopo di non far avvenire qualcosa che si teme; quelli detti magici implicano che il rituale abbia il potere di influenzare la realtà. Possiamo inoltre distinguere compulsioni mentali caratterizzati non da azioni, ma da pensieri strutturati in rituali (conteggi mentali, ripetizione di parole, conteggi di targhe di macchine, richieste continue di rassicurazioni ai familiari, etc.). Anche i familiari potrebbero assumere un ruolo all’interno della patologia: si pensi al caso in cui sono costretti a seguire tutti i rituali della persona per poter garantire che questo sia svolto al meglio. La Psicoterapia Breve Strategica prevede un trattamento differente a seconda delle diverse tipologie di disturbo. Il trattamento in questo caso potrebbe consistere nel variare la struttura del rituale (per esempio con l”aggiunta di un”azione in più da compiere) o facendolo svolgere un certo numero di volte con lo scopo di fare in modo che sia il paziente a prendere il controllo sul proprio problema, anziché lasciarsi guidare e sopraffare da questo.

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